09 luglio 2024
Ode ad Elvira
Ah ! il Save…..che serate…..
Un caffè all’arrivo e uno scambio conviviale sono sempre disponibili. Una partita rilassata, poi una chiacchiera e via sul tavolo un nuovo gioco.
Uno tira l’altro come le ciliege, “cinghialoni” a parte.
Gradevoli, a fine serata, sono anche le due parole, prima di congedarsi, che si è disposti a fare piuttosto che giocare ad ogni costo un ultimo filler o intraprendere il “cinghialone” delle due di notte.
E poi si imparano le lingue.
Incredibile e affascinante, quanto semplice, il portoghese del 1808 (vero Cercatore di Perle ?):
“limpeza”, “acoes”, “salarios” (questa era facile).
Alla fine ti senti tutto un “…ao …..ao ….ao”:
o jocao, o parlao, o vintao, o perdao, o pescao la cartao, t’ha barao, t’ha rubao, o lanciao dadao, o presao cubettos (ops !).
C’è spazio anche per quelle non più parlate o scritte.
Meraviglioso l’egizio antico per rivolgersi alle divinità dell’epoca, forse un po’ tecnico per le imprecazioni, ma….tutto fluiva bene al tavolo come fossero dei madre lingua.
E non mancano lezioni di cucina.
Come in una Mistery Box di Master Chef impari a rimediare con un Kraken al fatto di non aver trovato il polpo per cena da cuocere con le patate. C’è però una dose, diciamo un QB, di rischio in questa lezione: potresti essere tu….la cena del Kraken !
Arrivati a fine serata si va via sempre assieme senza abbandonare nessuno a se stesso, attendendo chi spenge le luci e chiude le porte, accompagnandosi fino all’ultimo passo utile e necessario a prendere poi ognuno doverosamente la propria strada.
Cose normali che accadono quando un gruppo di persone gode, col tempo, di un certo affiatamento.
E fin qui sembra il quadretto di uno spot del Mulino Bianco che qualcuno potrebbe trovare insopportabile, ma le serate emozionanti al Save lo sono sia in un senso che nell’altro.
Un paio di venerdì’ fa accadde che una di quelle classiche importanti informazioni che “devono” circolare, non circolò (per motivi che non interessano a questa narrazione).
Giunsero quindi, come sempre ed al solito orario, alla consueta e confortante “cuccia” ristoratrice di tavoli e sedie, una ventina di animali giocanti, stanchi di dura giornata nei boschi cittadini, per apparecchiare la serata.
Luci accese e cuccia vuota ! (ecco cosa trovarono)
Anzi, tutto apparecchiato all’esterno per “altri” appetiti.
Grande Dio dei GdT, ANATEMA !
Festino del quartiere con evento culturale impegnato annesso.
> (gentilmente) “scusate, ma nessuno ci ha….”
>> (secco e serrato) “stasera niente gioco !” - “non c’è gioco !”
> (meno gentilmente) “ok va bene capito, ma a che ora finite ? se finite…”
>> (quasi infuriato) “ho detto non c’è gioco !” - “stasera no ! andate via !” – “no gioco !”
Non so esattamente se sia o meno andata così, ma il senso fu questo.
Ora…. quando le orecchie umane si chiudono al suono esterno e le parole ed i discorsi iniziano pian piano a perdere articolazione diventando monosillabi primitivi….., la tensione sale…. sale… sale… e l’uomo regredisce…regredisce…regredisce…. a stadi più che primordiali.
Al di là del contenuto dell’evento, apprezzabilissimo e meritevole, spesso accade che la scintilla primigenia dell’ira scocchi non per il tema di fondo, condivisibile, ma semplicemente per le modalità di approccio delle persone. E qui, a giochi fatti, se non si sta attenti, qualche abile oratore potrebbe cavalcare e strumentalizzare detto fraintendimento.
Ma torniamo a noi.
Il primo istinto, convogliante della giornata e liberatorio, sarebbe stato quello di trasformare l’inaspettato festino culturale di quartiere in una poltiglia omogeneizzata che avesse per ingredienti il manipolo dei partecipanti, pulendo poi il tutto con copioso getto d’acqua che defluisse rapidamente nelle vie fognarie.
In seconda ipotesi, non per questo meno appagante, far partire una scazzottata alla Bud & Terence “già arrabbiati” con lancio di tavoli e sedie. Insomma “intavolare ed insediare” un nuovo gioco di abilità a suon di “schicchere”. Ce ne sono tanti e non se ne giocano mai abbastanza.
Ma siccome di guerre, violenze e cattiverie ce ne sono già troppe nel Mondo, abbiamo preferito, nel nostro piccolo, dare un solenne esempio e segnale di Pace dato che oggi, questa, pare un difficile equilibrio da mantenere e/o raggiungere.
Quindi tutti a prendere il gelato, e qualcuno la schiacciata (ma come così presto ? si ! il fornaio è il caos ricordalo), nell’attesa che il loro “culturale” finisse e “principiasse” il nostro.
Il venerdì successivo (ultimo scorso) la serata è iniziata un po’ meno rilassata, si risentiva malamente l’influsso dello stress precedente. Qualche polemica fiacca, qualche risposta nervosa, un po’ di tensione che però poi, diluita nel gioco, è rientrata nei ranghi.
Cose normali che accadono al gruppo.
Ma la serata aveva ancora in serbo qualcosa e persino il malvagio Fornaio Bianco ne percepiva l’atmosfera e l’incombenza. Tanto che è rimasto in disparte limitandosi dal fondo della sua FornoCaverna a grugnire un semplice: “un c’ho più nulla ragazzi ! ho finiho tutto !“ (la gentilezza del “ragazzi” va colta a pieno in un soggetto così…) :
Salutiamo Elvira !
con cui abbiamo condiviso tavoli, ore di gioco, sconfitte tremende e vittorie rubate all’ultimo punto. Ci lascia (in senso buono !) per scelte di vita e lidi lontani.
E allora salutiamola
(con massimo rispetto per l’Olanda che ne capirà e perdonerà la licenza poetica):
Ode ad Elvira
Olanda galeotta,
Olanda maledetta,
ci rubi, ammaliatrice,
una vera giocatrice.
Un gelido caffè
l’ha resa quel che è,
la nostra cittadina
una superEroina !
Non fan dadi, cubetti o carte
che costei non giochi ad arte,
e per quanto occorrer possa
di rado sbaglia mossa.
Insidia sicura,
avversaria temibile
ha incusso paura
anche al nostro “imbattibile”.
Persino gli enigmi, per quanto complessi,
risolti da lei paion roba da fessi.
E allora… cari Paesi Bassi !
questi si che son “lussi” !
Perché pensate un po’ che “ fio ”
se invece di lei venivo su io…